lunedì 22 settembre 2008

Scattofisso fuori città


Dopo due mesi di scattofisso finalmente le gambe iniziano a girare e la tecnica migliora.
Decido quindi che è arrivato il momento di mettermi sul banco di prova e iniziare a girare fuori città, affrontando salite e discese "vere", quelle urbane infatti sono strappi, anche ripidi, ma sempre di breve intensità.
Fino ad ora sono riuscito a pedalare in brakeless senza problemi, ma qui è un'altra faccenda.
Riuscirò a controllare la bici su discese lunghe?
in salita il rapporto sarà troppo duro?
Le cose è meglio affrontarle in maniera rigorosa, fino ad ora mi sono un po buttato all'avventura, direi con incoscienza, ora è meglio procedere con sicurezza.
Per l'occasione ho apportato alcune modifiche a dragut.
Un bel nastro manubrio, per inciso, odio quelli in sughero, mi piace sentire il manubrio e nemmeno quando correvo usavo i guantini. Ho trovato un bel nastro, in simil-pelle nera, della battaglin, una bellezza.
Poi ho messo un freno anteriore, un campagnolo, la leva è di una bici da passeggio, l'ho posizionata al centro, in modo da poterla azionare con entrambe le mani.
in ogni caso è lì solo per emergenza, mi sono ripromesso di azionarla solo in casi limite.
Il compagno di viaggio sarà mio cognato, un cicloturista con una preparazione regolare.
Ovviamente lui userà una bici a scatto libero, però, con grande slancio si ripromette di usare un solo rapporto, simile al mio e di non cambiarlo mai.
fossero tutti così i compagni di uscita!
Pronti via, i primi 15 km servono per uscire dall'area urbana, si percorre la vecchia statale in mezzo ad attività commerciali e camion che ti sfiorano, la strada è nervosa, con continui strappi in saliscendi.
Terreno buono per dragut, il rapporto agile, un 32x14 e l'effetto volano dello scatto fisso aiutano, la frequenza di pedalata si mantiene sempre sulle 100 rpm e la velocità sui 25-30 km/h. per queste informazioni devo sempre ringraziare il mio amico che monta un ciclocomputer ricco di funzioni.
Il freno non l'ho mai toccato, ormai non sono nemmeno più abituato a farlo, anche nei due momenti più "caldi", un semaforo su un bivio in discesa e una macchina che mi supera e svolta tagliandomi la strada.
Me la cavo con uno skid mantenendo il peso sulla sella e ricevo il plauso di mio cognato che non pensava si potesse controllare così un mezzo senza freni(piano piano lo convinco a togliere lo scatto libero...).
Finito il tratto di strada urbana, inizia la sfida,la densità di case e traffico scende al minimo e parte la prima salita.
Due chilometri con una media del 6% e penso che qualche tratto vada oltre.
Qui finisce il "regno" dello scatto fisso e inizio a capire perchè ad inizio secolo siano passati al cambio. il 32x14 che sul nervoso era così agile, qui diventa duro, anche perchè il mio allenamento è appena iniziato e questa è la prima salita seria dopo molti anni.
Avrei voglia di inserire il rapporto più agile ma tengo i denti stretti, qualche fuorisella, un ritmo regolare e arrivo in cima. Tutto sommato pensavo peggio.
inizia la prima discesa, come siamo saliti, ora si scende di uguale misura, anche se ci sono punti che toccano il 9%.
Nessun problema, controllo la pedalata e prima delle curve blocco i pedali.
Un lato negativo di queste bici è l'impossibilità di fare la piega in curva.
Dunque bisogna controllare la velocità , cercare di girare all'ultimo, magari sfruttando proprio la derapata causata dallo skid.
Ancora non ho dovuto toccare il freno.
Comunque mi diverto, mi sembra di essere nei video di Mash, dove i fissati scendono allegramente dalle colline sopra San Francisco.
Il mio compagno, con la ruota libera mi da paga, ma non voglio strafare, devo capire i limiti del mezzo e non importa se rimango dietro.
Altro strappo in salita, questa volta poco meno di due chilometri, ma al 7% di media, a mio avviso il tratto centrale è ben sopra il 10%, mentre il resto è meno duro.
Seconda discesa Anche qui all'inizio nessun problema, come prima controllo e skiddo.
La discesa ha una media del 6%.
A metà discesa uno strappo inatteso in salita, è di quelli che fanno male, la gamba, senza troppa preparazione ne risente, fuori sella, lingua a terra, gambe in fiamme ma riesco a superare lo strappo.
Il rpoblema avviene nell'ultima discesa. Le gambe non reggono più e non riesco a controllare bene la pedalata, oltretutto questo tratto mi sembra anche molto ripido, con curvoni veloci e molto scivolosi per via del briccio a terra.
non ho nemmeno più la forza di bloccare i pedali.
Prima di farmi male prendo la saggia decisione di azionare il freno.
Un conto è farsi portare in cima ad una collina e poi scendere con le gambe fresche e il sorriso per la telecamera,
un'altro è di scendere con 20 chilometri di strada "cattiva" nelle gambe!
La discesa rimane comunque pericolosa, un solo freno non è molto efficace e le gambe le sto lasciando "libere" per farle rifiatare.
L'ultimo tratto di discesa è un falsopiano dritto alla fine del quale si vede una pianura, perciò decido di lasciare andare le gambe e il freno, penso di aver raggiunto le 160 rpm,con questa frequenza la bici vibra tutta, ho come l'impressione che si sviti tutta da un momento all'altro!
RAggiungo mio cognato alla fine della discesa e prendiamo la strada del ritorno, un tratto di pianura ci farà fare il giro del monte appena superato per immetterci nel tratto percorso all'inizio.
In pianura il mio compagno tira, siamo sui 40 km/h e la mia frequenza è sui 140 rpm,
un po troppo per la gamba provata e infatti ecco sopraggiungere il crampo, ma porc!
Non posso nemmeno smettere di pedalare per stendere la gamba, posso giusto rallentare e bere, per fortuna l'ho preso in tempo e passa subito, nel frattempo abbiamo terminato il tratto veloce e siamo tornati sul tratto nervoso che percorre la periferia urbana.
La mia crisi è superata ed è tardi, ci aspettano per andare a pranzare al ristorante.
Perciò affrontiamo il tratto nervoso in velocità.
Andare in scatto fisso è come mettersi in una lavatrice, non si finisce mai di girare!
Il tuo compagno affronta la discesa senza pedalare per rifiatare e tu dietro a sbuffare ad alta frequenza.
Il tratto urbano invece è nettamente a mio favore, passo tra le auto ferme al semaforo controllando semplicemente la velocità.
Gran cosa lo scatto fisso, collega la bici direttamente al cervello, mentre con la bdc devi passare dai freni. A mio parere il controllo è più immediato.
Fine del giro, 43 km, 25 km/h di media, niente male se penso che nelle discese non posso fare troppa velocità e che abbiamo superato salite con una pendenza di tutto rispetto.
Ovviamente poi ci voleva proprio la grande abbuffata al ristorante per recuperare le calorie perdute!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu sei proprio pazzo!
Manca solo che ti metti a fare foto mentre pedali in centrocittà!

Fred ha detto...

grande "testimonianza", scrivi semplice, ma bene. che ne pensi di questa bici? http://www.lastazionedellebiciclette.com/site/vendita/page/maurice-fs-mongoose