martedì 18 novembre 2008

La bellezza che viene dal passato.

Trovata nel retrobottega di un ciclista locale.
Legnano "Italian Team", anno di costruzione tra il 1949 e il 1951, tubazioni Mannesmann,
leggerissima, circa 9 chili, cambio campagnolo "Parigi-Roubaix".
Questo tipo di cambio è a bacchetta singola, sostituiva il precedente ad doppia leva nel tentativo di velocizzarne il funzionamento.

Il cambio campagnolo a doppia leva era il preferito dai corridori, in particolare da Bartali.
"loro", i professionisti, riuscivano a cambiare in corsa senza doversi fermare!
Il funzionamento era semplice, sfruttando il brevetto dello sgancio rapido, con una leva si apriva la ruota, con l'altra leva si portava la catena sul rapporto desiderato e la ruota si posizionava lungo il forcellino in modo da tensionare la catena.
Nel cambio a doppia leva la lunghezza del forcellino dava la possibilità di ospitare 4 rapporti.
La dentellatura permetteva di mantenere il tutto in asse.
Nella pratica riuscire a cambiare in corsa era abbastanza complicato, il corridore doveva, una volta aperta la ruota, contropedalare per portare la catena sul rapporto, se si passava verso le moltipliche più grandi la ruota arretrava lungo il forcellino da sola, se invece si passava ai rapporti più lunghi, per posizionare la ruota bisognava agire anche con il freno.
Campagnolo riuscì poi a inserire il doppio meccanismo in una sola leva, l'allungamento del forcellino (che prese il nome del cambio) permise di inserire ben 5 rapporti.
Con questo cambio Fausto Coppi vinse la Parigi-Roubaix nel 49 e il cambio in suo onore venne così battezzato. Fausto Coppi però criticò questo cambio, a suo dire più complesso e impreciso rispetto alla doppia leva. Di lì a poco però furono introdotti i cambi a parallelogramma, che con varie modifiche arriveranno ai giorni nostri.

Ho avuto il piacere di poter pedalare brevemente questo gioiellino.
Abituato ai cambi moderni o a non dover cambiare per nulla con la mia fixa,
Su questa l'operazione è "drammatica"!
Prima di tutto la strana sensazione di dover portare la mano a filo con la ruota.
Poi bisogna buttare un'occhio al cambio, avere abbastanza velocità per contropedalare senza fermarsi e smanettare con la leva cambiando e aspettando che la ruota si posizioni correttamente. Ci sono voluti due tentativi andati a vuoto per effettuare la cambiata più semplice, quella verso gli ingranaggi più grandi. è necessaria anche una certa forza, per allungare il braccio mentre l'altro tiene il manubrio e fare il lavoro di spostare la catena che oggi è deputato al parallelogramma.
Da oggi ammiro ancora di più i grandi campioni del passato che riuscivano ad effettuare questa operazione dopo duecento e passa chilometri pedalati su strade di ogni tipo!

3 commenti:

JOANFRAN ha detto...

devo dire che il tuo ultimo post si è fatto attendere ma ne è valsa la pena; e nonostante io sia appena passato alla fissa e ne sia totalmente soddisfatto provo un'indivia immensa per te che hai trovato quel gioiellino!veramente stratosferico.

respect!

Visionimiopi ha detto...

Grazie!
Le ultime notizie sul gioiellino sono meno esaltanti,
quasi tutta la componentistica è degli anni 70/80 (e questo si intuiva), il telaio non è originale Legnano che in quegli anni aveva la chiusura del canotto sella davanti al piantone e non dietro come questa.
Rimane di originale il cambio, del 1951 e il telaio, anche se sconosciuto.
Per quanto riguarda la cambiata è difficoltosa anche perchè la catena non è adatta e va cambiata con una più rigida.
nonostante tutto rimane il fascino di un mezzo sul quale si possono vedere le stratificazioni del tempo e che è il più "vicino" alla bici fissa come filosofia.

lord casco nero ha detto...

Ciao,rimane comunque una bella bici!

Molto interessante il sistema ad una sola leva. Capisco la difficoltà di dover entrare nell'ordine di idee di dover effettuare una tale manovra...

Ho da poco avuto il piacere di vedere alcune bici eroiche dotate, tralaltro, di doppia leva per il cambio: spettacolari, sopratutto per molte soluzioni tecniche ormai abbandonate od evolutesi in chiave moderna nel corso dei decenni.